Ventuno
anni di attesa per scrivere con inchiostro d’orgoglio partenopeo, su una carta
di terminazione azzurra, una nuova pagina della storia del Napoli in Europa.
La pazienza ha premiato il popolo dei tifosi napoletani, che per decenni ha atteso il ritorno della loro squadra del cuore nel girone delle candidate al trofeo dalle grandi orecchie. Se con la mente si torna alla vecchia Coppa dei Campioni i pensieri indugiano su un talento argentino dal piede d’oro, che faceva battere il cuore dei sostenitori in curva al ritmo del “Soldato innamorato”. Oggi è ancora la voglia di vincere di un argentino, come un profetico segno del destino, a trascinare la compagine azzurra verso la vittoria con la ricca colonia sudamericana ormai ben integrata nel gruppo.
Una vittoria che schiaccia ogni pronostico, annienta le perplessità e consegna di fatto il premio di rivelazione del proprio girone alla squadra allenata da Walter Mazzarri. Importante il secondo risultato positivo, che fa salire a quattro punti il bottino del Napoli in Champions, ma da sottolineare sono i grandi passi in avanti fatti dai protagonisti in campo.
Ezequiel Lavezzi, di certo inferiore come tecnica al suo illustre predecessore Diego Armando Maradona, ha avuto il merito di imparare dagli errori commessi nel passato. La crescita del Pocho, che al suo sbarco nel porto di Napoli aveva solo tanta velocità e poca precisione, è la seconda vittoria del tecnico toscano che a Napoli sta dimostrando la compattezza e affidabilità del suo modulo. Lavezzi ha imparato a lavorare per la squadra, mettendo da parte il protagonismo. L’argentino ha capito che, per il bene della squadra, è necessario servire di più e con maggiore precisione il partner di reparto, invece di sciupare l’azione con velleitari tiri dalla distanza. Un assist vincente e un rigore procurato sono la prova tangibile che il piccolo sudamericano ha superato il suo esame in Champions League.
Resta solo un po’ di amarezza per il Matador che crolla sul manto erboso del San Paolo e troppi gialli, quelli estratti dagli arbitri, che iniziano a pesare sui difensori. Edison Cavani che esce zoppicando dal rettangolo di gioco non è l’immagine che i tifosi volevano vedere, ma un giocatore dalla media di un gol a partita sarà sempre bersaglio dei rocciosi difensori dal piede tutt’altro che delicato. E’ il momento di stringere i denti, di dosare accuratamente le forze e di continuare a seguire i consigli di un allenatore dall’accento toscano. Bisogna però guardare il bicchiere mezzo pieno e nello stadio di Fuorigrotta riecheggia ancora una volta la colonna sonora dei campioni. Questa è già una vittoria.Quando si può contare su uno stadio gremito di sostenitori, una grande storia calcistica alle spalle e un cuore che batte sotto una maglia azzurra ogni impresa diventa possibile. Per continuare a scrivere tante pagine della storia in Europa a questo Napoli occorre solo intelligenza tattica e un pizzico di fantasia argentina.
La pazienza ha premiato il popolo dei tifosi napoletani, che per decenni ha atteso il ritorno della loro squadra del cuore nel girone delle candidate al trofeo dalle grandi orecchie. Se con la mente si torna alla vecchia Coppa dei Campioni i pensieri indugiano su un talento argentino dal piede d’oro, che faceva battere il cuore dei sostenitori in curva al ritmo del “Soldato innamorato”. Oggi è ancora la voglia di vincere di un argentino, come un profetico segno del destino, a trascinare la compagine azzurra verso la vittoria con la ricca colonia sudamericana ormai ben integrata nel gruppo.
Una vittoria che schiaccia ogni pronostico, annienta le perplessità e consegna di fatto il premio di rivelazione del proprio girone alla squadra allenata da Walter Mazzarri. Importante il secondo risultato positivo, che fa salire a quattro punti il bottino del Napoli in Champions, ma da sottolineare sono i grandi passi in avanti fatti dai protagonisti in campo.
Ezequiel Lavezzi, di certo inferiore come tecnica al suo illustre predecessore Diego Armando Maradona, ha avuto il merito di imparare dagli errori commessi nel passato. La crescita del Pocho, che al suo sbarco nel porto di Napoli aveva solo tanta velocità e poca precisione, è la seconda vittoria del tecnico toscano che a Napoli sta dimostrando la compattezza e affidabilità del suo modulo. Lavezzi ha imparato a lavorare per la squadra, mettendo da parte il protagonismo. L’argentino ha capito che, per il bene della squadra, è necessario servire di più e con maggiore precisione il partner di reparto, invece di sciupare l’azione con velleitari tiri dalla distanza. Un assist vincente e un rigore procurato sono la prova tangibile che il piccolo sudamericano ha superato il suo esame in Champions League.
Resta solo un po’ di amarezza per il Matador che crolla sul manto erboso del San Paolo e troppi gialli, quelli estratti dagli arbitri, che iniziano a pesare sui difensori. Edison Cavani che esce zoppicando dal rettangolo di gioco non è l’immagine che i tifosi volevano vedere, ma un giocatore dalla media di un gol a partita sarà sempre bersaglio dei rocciosi difensori dal piede tutt’altro che delicato. E’ il momento di stringere i denti, di dosare accuratamente le forze e di continuare a seguire i consigli di un allenatore dall’accento toscano. Bisogna però guardare il bicchiere mezzo pieno e nello stadio di Fuorigrotta riecheggia ancora una volta la colonna sonora dei campioni. Questa è già una vittoria.Quando si può contare su uno stadio gremito di sostenitori, una grande storia calcistica alle spalle e un cuore che batte sotto una maglia azzurra ogni impresa diventa possibile. Per continuare a scrivere tante pagine della storia in Europa a questo Napoli occorre solo intelligenza tattica e un pizzico di fantasia argentina.
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